Il voto: diritto e dovere
Puntuale, e in questo caso, anche attuale, pubblichiamo il pregevole intervento
dell’Avv. Raffaele Addamiano.
Un importante contributo che fa capire l’importanza dell’elettore
Il voto: diritto e dovere.
La violenza ideologica: sonno della ragione
Comunque la si pensi, l’appuntamento elettorale di domenica 4 marzo è troppo importante per essere trascurato con leggerezza o, peggio, dimenticato con dolo. Il voto, infatti, oltre ad essere un diritto fondamentale, è, senza retorica, un dovere civico espressamente previsto dalla Costituzione all’articolo 48. Dunque, poiché se il Cittadino si disinteressa della politica, in ogni caso, poi, la politica si interesserà di lui, ritengo che ciascuno di noi dovrà recarsi alle urne fra pochi giorni per scegliere liberamente da chi farsi governare nei prossimi cinque anni. E’ questo, infatti, un esercizio civile di democrazia e di sovranità in grado di sovvertire l’apatia mentale dei nostri giorni e di prospettare, nella piena legittimità di tutte le posizioni politiche, le differenze, anche profonde, tra i vari schieramenti. Chi non vota non ha in seguito diritto di critica. Chi non prende una posizione, qualsiasi posizione, non ha poi titolo per lamentarsi che lo Stato è inefficiente, che, ad esempio, la sanità non funziona, che i trasporti pubblici non sono degni di un Paese Occidentale avanzato e che, infine, le tasse sono troppo alte.
Altro, semmai, è il discorso relativo alla contrapposizione tra fascismo ed anti-fascismo che in queste ultime settimane sta riaffiorando, spesso, purtroppo, con inqualificabile aggressività, non solo verbale. Premesso, infatti, doverosamente il generalissimo principio della libertà di opinione con il suo necessario corollario della non violenza nella espressione del proprio pensiero, a mio avviso, il fascismo è ormai un evento storico del passato da contestualizzare e da lasciare ad una analisi seria ed approfondita da parte degli studiosi. Diversi, invero, sono i metodi di lotta politica fascisti allorchè essi non ammettano il dissenso e pratichino il brutale sopruso dell’avversario. Ma ciò, esecrabile per definizione, appartiene a tutta evidenza anche a moltissime frange militanti degli anti-fascisti i cui slogans spesso suonano come un apparato obsoleto, vetero-marxista ed intriso di odio ideologico. In altri termini, per essere molto chiari e a scanso di faziose strumentalizzazioni, vanno condannate senza se e senza ma tanto le azioni squadriste dei neri quanto quelle dei rossi. In uno Stato liberale di diritto degno di questo nome non vi può essere spazio alcuno per le aggressioni ai danni di inermi cittadini o di appartenenti alle Forze dell’Ordine in nome di opposte ideologie condannate, prima di tutto, dal Tribunale della Storia.
In conclusione, davvero nel 2018 è ancora possibile parlare con un minimo di senno di ritorno del Duce o, all’opposto, di affermazione del Comunismo internazionale quando il Mondo, Villaggio Globale secondo la nota definizione del canadese Marshall McLuhan, viaggia alla velocità di Internet e conosce la globalizzazione dei mercati?
Dunque, il 4 marzo ciascuno di noi, giovane o vecchio, uomo o donna, di Destra, di Sinistra, o di Centro, dedichi con la ragione qualche minuto del suo tempo per l’Italia, ricordando, tra le altre, le parole sulla Politica ed il Diritto di Norberto Bobbio: “La teoria dell’argomentazione rifiuta le antitesi troppo nette (…) e sa che quando gli uomini cessano di credere alle buone ragioni, comincia la violenza.”.
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Raffaele Addamiano –