L’otto Marzo di Addamiano

 

 

 

La Donna. La Violenza. L’arte.

 

Marzo è da sempre il mese della Primavera e della Donna. Non a caso sono due termini coniugati in
italiano al femminile per evidenziare, da un lato, la rinascita e, dall’altro, la bellezza. Ma se la
Primavera, che libera gli uomini dal giogo del freddo e del buio di un lungo inverno, è sinonimo di
felicità e di allegria, la Donna, che pretende rispetto ed amore, in questi ultimi anni vede la sua
figura ancora svilita ed aggredita dalla violenza maschile.
E’ questo un discorso molto complesso che può essere affrontato sotto molteplici aspetti. In tale sede è possibile evidenziarne, in sintesi, tre.
Il primo, di natura giuridico-statistica, porta a dire che nel nostro Paese, nonostante l’apparato
normativo e la ampia tutela sociale (vedasi, ad esempio, l’introduzione dal 2009 del reato di “Atti
persecutori” di cui all’art. 612 bis c.p., la Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo del 1950 e
l’aumento nell’ultimo lustro dei centri anti-violenza, passati da 188 a 296), la Donna è spesso
vittima di soprusi ed aggressioni da parte dell’altra metà del cielo. In altri termini, se i dati del
Ministero degli Interni registrano un calo a livello nazionale di quasi tutti i reati, una delle poche,
rilevanti eccezioni è data, ahinoi, dai c.d. femminicidi, i quali sono stati dal marzo dello scorso anno
ad oggi 119, con una media tremenda di una donna uccisa ogni 60 ore. E’ di pochissimi giorni fa il
caso di Immacolata Villani, la diciottesima vittima dall’inizio del 2018, assassinata brutalmente in
Provincia di Napoli dal marito Pasquale Vitiello che stava per lasciare.
Il secondo, di valenza ideologica, deve partire dall’assunto che l’Uomo e la Donna  sede è possibile evidenziarne, in sintesi, tre.
Il primo, di natura giuridico-statistica, porta a dire che nel nostro Paese, nonostante l’apparato
normativo e la ampia tutela sociale (vedasi, ad esempio, l’introduzione dal 2009 del reato di “Atti
persecutori” di cui all’art. 612 bis c.p., la Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo del 1950 e
l’aumento nell’ultimo lustro dei centri anti-violenza, passati da 188 a 296), la Donna è spesso
vittima di soprusi ed aggressioni da parte dell’altra metà del cielo. In altri termini, se i dati del
Ministero degli Interni registrano un calo a livello nazionale di quasi tutti i reati, una delle poche,
rilevanti eccezioni è data, ahinoi, dai c.d. femminicidi, i quali sono stati dal marzo dello scorso anno
ad oggi 119, con una media tremenda di una donna uccisa ogni 60 ore. E’ di pochissimi giorni fa il
caso di Immacolata Villani, la diciottesima vittima dall’inizio del 2018, assassinata brutalmente in
Provincia di Napoli dal marito Pasquale Vitiello che stava per lasciare.
Il secondo, di valenza ideologica, deve partire dall’assunto che l’Uomo e la Donna sono uguali nella
loro intrinseca diversità e ciò nel senso che essi hanno e devono avere pari diritti e pari doveri sulla
scorta di quanto già nel 1948 i nostri Padri Costituenti avevano stabilito: l’art 3 della Carta
Fondamentale della Repubblicana Italiana, infatti, pone un principio di civiltà laddove afferma
testualmente che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza
distinzioni di sesso…”. Dunque, in ogni contesto sociale siano garantite alle donne non le quote
rosa, ma, piuttosto, le stesse opportunità degli uomini e si rifugga dagli stereotipi duri a morire dell’uomo conquistatore e della donna supina al volere assoluto del maschio. In qualche misura,
prendendo spunto dal recentissimo film di Marco Tullio Giordana dal titolo “Nome di donna”, si
apra completamente il velo sull’ambiguità delle differenze di genere e si faccia cadere quel muro di
pregiudizi ottusi che fa dire ad una delle anziane protagoniste della pellicola testè citata: “Le
molestie? Un tempo erano considerate dei complimenti…”.
Il terzo, finale profilo attiene al ruolo dell’arte, specie dell’arte contemporanea, nella denuncia
pubblica nei confronti delle prevaricazioni maschili. Due esempi su tutti. A quella che da molti è
stata definita l’innata ferocia degli uomini due artiste diversissime tra loro, l’afghana Kubra Khademi e la kosovara Alketa Xhafa Mripa, rispondono con opere e performances dal fortissimo
impatto emotivo. Nel 2015, difatti, tanto la Khademi con la corazza di metallo plasmata sul suo
corpo e denominata Armor, quanto la Mripa con l’opera Thinking of you, installazione di migliaia di
abiti femminili sul campo di calcio dello stadio di Pristina, hanno mirato a combattere il
maschilismo dei loro Paesi di origine e, soprattutto, a portare un messaggio di futuro ai sogni e alle
aspettative delle donne. Si tratta, in ultima analisi, nelle intenzioni delle due giovani artiste, vere
soldatesse dei diritti umani, di utilizzare l’arte come potere concettuale universale e come potente
strumento di lotta a difesa della dignità della Donna in un viaggio, purtroppo ancora lungo e
tormentato, anche nell’opulento, progredito Occidente, negli orrori dell’abuso di genere.
In conclusione, va, forse, quindi, qui citato, in un afflato di sincera, profonda speranza, uno dei più
toccanti messaggi/dediche di un uomo apparsi in occasione dell’8 marzo di quest’anno sotto
l’immagine di un libro a forma di cuore: “A tutte Voi, Donne del Mondo, che scrivete ogni giorno le pagine più belle del libro della nostra vita…”.
– Avv. Raffaele Addamiano –