30 anni dal crollo del muro di Berlino
Anche la Valcantuna, con l’avv. Raffaele Addamiano, ricorda la caduta del Muro di Berlino
Der Mauer.
“Nessuno ha intenzione di costruire un muro.”
(Walter Ulbricht, Capo di Stato della Repubblica Democratica Tedesca, 15 giugno 1961)
“Se dovete sparare, fate in modo che la persona in questione non vada via, ma rimanga con noi.”
(Erich Mielke, Ministro per la Sicurezza della Repubblica Democratica Tedesca, 28 aprile 1989)
Il 9 novembre di quest’anno ricorrerà il 30° anniversario della caduta del Muro di Berlino, evento di portata storica per l’intera Europa. Il citato Muro, lungo più di 155 Km, come noto, ha rappresentato uno dei simboli della c.d. cortina di ferro nel corso della Guerra Fredda e anche una delle più aberranti manifestazioni della tirannia comunista in quanto separò intere famiglie ed amicizie lasciandole nello sconforto e nella più buia disperazione. Non a caso, dal 13 agosto 1961 al 9 novembre 1989 vi furono migliaia di tentativi di fuga dal settore orientale a quello occidentale della città tedesca e nello stesso periodo almeno 133 furono le vittime tra le persone che cercavano la libertà (basti ricordare, al riguardo, Ida Siekmann, prima a pagare con la vita, il 22 agosto 1961, il suo tentativo di fuggire; Marinetta Jirkowski, uccisa a soli 18 anni, il 22 novembre 1980, con 27 colpi d’arma da fuoco; Peter Fechter a cui fu sparato dalle guardie di confine della DDR il 17 agosto 1962 e che venne lasciato morire dissanguato nella c.d. striscia della morte davanti ai media occidentali). Orbene, io credo da sempre, fuor di retorica, che la libertà e la democrazia siano valori assoluti e che sia primario compito delle Istituzioni, a qualunque livello e grado, ricordare senza strumentalizzazioni di sorta gli eventi di quel buio passato affinché gli errori e gli orrori delle ideologie totalitarie non abbiano a ripetersi mai più. Ecco perché ho chiesto al mio Comune di esprimere con discussione aperta e con voto franco la più ferma condanna sul piano storico dell’idea politica che permise l’erezione del Muro di Berlino, manifestando nel contempo l’auspicio che nel Mondo non vi siano più muri, fisici o immateriali, che neghino all’Uomo il suo insopprimibile diritto di libertà.
Da ultimo, stante la L. 15 aprile 2005, nr. 61, che nel suo unico articolo così recita: “1. La Repubblica italiana dichiara il 9 novembre «Giorno della libertà», quale ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo. 2. In occasione del «Giorno della libertà», di cui al comma 1, vengono annualmente organizzati cerimonie commemorative ufficiali e momenti di approfondimento nelle scuole che illustrino il valore della democrazia e della libertà evidenziando obiettivamente gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti.”, ho domandato alle Istituzioni che tutte le scuole di Belluno pongano in essere, secondo le loro autonome competenze, dei momenti di alto e sereno approfondimento culturale atti sia a rievocare cosa fu e cosa allora rappresentò per i Cittadini dell’Europa il Muro di Berlino, sia ad illustrare, soprattutto alle giovani generazioni, il valore non scontato della democrazia.
In conclusione, mi permetto di fare mie le indimenticabili parole pronunciate il 15 giugno del 1963 da John Fitzgerald Kennedy, 35° Presidente degli Stati Uniti d’America, in uno dei suoi più memorabili discorsi:
“Ci sono molte persone al mondo che non comprendono, o non sanno, quale sia il grande problema tra il mondo libero e il mondo comunista. Fateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che il comunismo è l’onda del futuro. Fateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che, in Europa e da altre parti, possiamo lavorare con i comunisti. Fateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che dicono che è vero che il comunismo è un sistema maligno, ma ci permette di fare progressi economici. Fateli venire a Berlino! (…)
Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: ICH BIN EIN BERLINER!”
Belluno, 28 ottobre 2019
– Avv. Raffaele Addamiano –
Gigliola Basili ci scrive
30° anniversario della caduta del “muro di Berlino”, l’argomento affrontato da Raffaele Addamiano mi ha stimolato un commento o un’opinione, comunque qualcosa da dire.
Io penso che il nostro pianeta non stia attraversando un periodo storico esaltante, guerre dovunque, inquinamento dell’aria che respiriamo, della terra che produce i frutti di cui ci nutriamo, dell’acqua indispensabile alla vita. Per quanto riguarda il nostro minuscolo angolo di mondo, l’Italia, continuiamo nel tentativo, sempre fallito, di sconfiggere la mafia; la malavita dilaga: furti, bancarotte fraudolente, inganni, ingiustizie sociali, omicidi; la disoccupazione è dilagante tra i giovani e non; i piccoli commercianti scompaiono ad appannaggio dei nuovi colossi di forniture on-line e delle multinazionali; gli uxoricidi e le stragi familiari denunciano disagio e profonda sofferenza interiore; non dimentico l’immigrazione in bilico tra problema politico, sociale o di coscienza? Di fronte a questo malessere una classe politica a dir poco discutibile, in perenne squilibrio, incapace di risolvere, se non di affrontare, qualsivoglia problematica. Siamo inondati quotidianamente da parole vane e vuote, promesse mai concretizzate e previsioni utopiche.
E’ proprio davanti a queste evidenze che è scaturita la riflessione che ho pensato di condividere. Sempre le commemorazioni di tragici eventi storici vengono fatte “contro” qualcuno, si tratti di nazismo, fascismo, comunismo e quant’altro, questo innesca inevitabilmente il confronto e la scelta, allora perché non cercare di trasmettere il significato puro dei concetti di “libertà”,”democrazia”, “giustizia”,”equità”, “politica”, “solidarietà”, “aiuto”,”valori”, “amore” e lasciare al discernimento e alla maturità di ognuno la possibilità di trarre le proprie conclusioni e la possibilità di confermare o di modificare i propri comportamenti. Forse è arrivato il momento di rivolgersi a individui e non al gregge. Anche se guidati dalle migliori intenzioni, lo schieramento da una parte piuttosto che dall’altra può diventare manipolazione, anche se involontaria, pertanto assenza di libertà.
Il seme del cambiamento va piantato nell’anima affinché la pianta cresca rigogliosa.