Il ritorno di Raffaele Addamiano

Nessuno tocchi Ippocrate.

A due mesi esatti dal cosiddetto “paziente 1” di Codogno la notizia che la Magistratura napoletana ha disposto nove misure cautelari nei confronti di coloro i quali avrebbero gravemente danneggiato e saccheggiato il Pronto Soccorso dell’Ospedale Vecchio Pellegrini del capoluogo campano a seguito dell’uccisione da parte di un Carabiniere del rapinatore quindicenne Ugo Russo, impone una profonda, pacata riflessione sul rapporto presente e passato tra cittadini e operatori sanitari.

Oggi, infatti, tutti sono giustamente portati a osannare medici e infermieri, novelli eroi nella lotta senza quartiere al Coronavirus (al riguardo, basti ricordare le innumerevoli scritte comparse sui balconi delle case degli Italiani agli arresti domiciliari volontari o le manifestazioni pubbliche di plauso di politici di ogni sorta e colore), e, tuttavia, a chi ha (ancora) un poco di memoria storica recente non sfuggirà che il gravissimo episodio di fine febbraio scorso a Napoli ha semplicemente rappresentato la punta di un iceberg di una infinita, drammatica serie di aggressioni fisiche e verbali che in tutta la Penisola il corpo sanitario ha dovuto, suo malgrado, subire.

Dunque, stride adesso il doveroso sentimento di gratitudine ecumenica nei confronti dei citati eroi con quanto non più tardi di due mesi fa gli stessi eroi dovevano sopportare in tantissimi ospedali d’Italia a causa di comportamenti incivili e criminali.

Ma, sia consentito, contrasta ancor di più con l’attuale entusiasmo e con la riconoscenza popolare ciò che è stato deciso nei giorni scorsi in Parlamento e, cioè, come stigmatizzato dal Collegio nazionale dei chirurghi, la circostanza che sono stati ritirati in un colpo solo tutti gli emendamenti legislativi presentati per la difesa etica, civile e penale dei professionisti sanitari. Non solo. Purtroppo è cronaca dell’altro ieri che stuoli di avvocati sciacalli si sarebbero già proposti sui social e sui mezzi di stampa per intentare cause milionarie risarcitorie contro dottori e loro infermieri, colpevoli, questi ultimi, soltanto di aver fatto nel migliore dei modi il loro dovere assistenziale in condizioni di eccezionale, gravissima emergenza.

Pertanto, in onore dei vivi nonché dei 140 medici e degli oltre 30 infermieri morti durante questa maledetta pandemia si reciti in silenzio una preghiera, si dica un grazie sincero ma, soprattutto, si chieda ad alta voce SCUSA per come ci si è comportati troppe volte male verso di loro. Lo dobbiamo all’Italia onesta, desiderosa di rinascere, e, se permettete, a…Ippocrate.

Raffaele Addamiano